MILANO – Abbiamo tutti ancora davanti agli occhi quella scena delle bare nella bergamasca portate via da una lunga colonna dei mezzi dell’esercito. Tanti morti in Lombardia a causa del coronavirus ma, secondo gli esperti, se è vero che in altri grandi con caratteristiche simili c’è chi ha avuto dati inferiori, è altrettanto vero che ci sono luoghi importanti con un tasso di mortalità doppio rispetto a quello lombardo.
L’esito dello studio è stato pubblicato su Lancet Public Health. “Sono state paragonate realtà molto simili dal punto di vista economico commerciale – spiega il virologo Roberto Burioni – ovvero Lombardia, Ile-de-France/Parigi, Bruxelles-Capitale, Greater London/Londra, Comunidad autonoma de Madrid, New York Metropolitan Area. I ricercatori hanno valutato l’evoluzione del tasso di mortalità nei primi 30 giorni dell’epidemia, a partire dal giorno in cui sono stati registrati i primi tre decessi. Analizzando questo parametro, si sono accorti di come l’andamento della mortalità nei primi 30 giorni dell’epidemia in Lombardia sia stato sì superiore rispetto a quanto osservato a Parigi e a Londra, ma nettamente inferiore (circa la metà) rispetto a quanto osservato a New York e a Madrid”.
Un risultato un po’ inatteso. Non tanto per le polemiche di questi giorni, non solo per quella colonna di bare e, inoltre, non solo per tutti i dati che stanno arrivando dalle Rsa. La meraviglia sta nel fatto che la Lombardia è stata la prima regione, in queste realtà evolute, a essere stata attaccata dal coronavirus. E ha dovuto arrangiarsi un po’ come ha potuto, senza avere un punto di riferimento precedente nei Paesi occidentali.
“Avendo considerato solo i primi trenta giorni dell’epidemia – spiega Burioni – non è possibile avere dati certi sull’impatto che le misure di contenimento locali e nazionali hanno avuto sulla diffusione dell’epidemia. È indubbia, però, la reazione in Lombardia in termini di aumento dei posti letti dedicati sia di tipo ordinario che in terapia intensiva. Questa semplice, ma sostanziale, osservazione dimostra quanto probabilmente non ha senso parlare di “Caso Lombardia”. Non più che parlare di “Caso New York” o “Caso Madrid”. Ha sicuramente senso, e lo avrà sempre più nelle prossime settimane, quando la vera emergenza sarà cessata, capire – oltre al vero numero dei morti per COVID-19 che permetteranno una più completa valutazione – cosa si poteva fare di più (in particolare negli ospedali all’inizio della epidemia e nelle residenze per anziani durante) e se si poteva fare meglio quanto messo in atto. Una cosa è certa, però: l’impatto dell’epidemia sulla Lombardia è stato devastante, ma, ciononostante, il sistema ha nel complesso retto. L’andamento delle ultime settimane lo sta dimostrando in modo chiaro”.