Un’operazione di trasparenza e di informazione continua ma, purtroppo, anche un po’ di confusione e ben poca chiarezza: per un cittadino qualunque, leggere i dati diffusi dalla Regione Lombardia, spesso diventa più difficile della soluzione di un rebus. In tutto questo si può avere una magra consolazione, oppure scuotere la testa ancora di più: nemmeno i sindaci sono informati adeguatamente riguardo alla reale situazione del territorio malgrado il canale preferenziale e istituzionale dell’Ats di riferimento e della Prefettura.
Per tutti gli altri, per la gente comune, il riferimento è il portale ufficiale della Regione Lombardia (www.regione.lombardia.it) con la possibilità di cliccare sulla destra sul bannerino “Covid-19 – Situazione Regione Lombardia”. La finestra che si apre, con tanto di mappa, è piuttosto completa: totale positivi, totale deceduti, casi per provincia. In più tutta la curva relativa ai tamponi positivi relativa al territorio regionale e il particolare di ogni provincia.
Proprio questa curva ha destato non poche perplessità: perché il dato dell’ultimo giorno trova corrispondenza con i “casi per provincia”. Se tornate a consultare questo stesso dato nei giorni successivi, tuttavia, vi accorgete che risulta inferiore. Insomma i casi rivelati dalla Regione, addirittura direttamente in conferenza stampa dall’assessore al Welfare, Giulio Gallera, sono poi maggiori rispetto ai tamponi eseguiti.
Questo ha fatto nascere due scuole di pensiero: secondo la prima il tutto è gestito da gente incapace; secondo l’altra interpretazione, invece, c’è anche da pensare che i dati possano essere manipolati. E tutto fa pensare che l’intento possa essere quello di “minimizzare” i picchi delle singole giornate.
Tanto per intenderci: i 1.750 casi positivi rivelati giovedì, consultati nella giornata di venerdì erano diventati 1.851. Rendendo minimo (+97) l’aumento comunicato in serata, mentre per lo stesso assessore Gallera a Monza e Brianza si trattava di +198. Quale la versione giusta?
Dalla Regione respingono entrambe le accuse: “La mole di dati è notevole – spiegano dagli uffici – e non sempre arriva nello stesso momento o nella stessa giornata. Non è facile gestire rapidamente queste informazioni. Però, soprattutto, nessuna volontà di manipolare i dati pervenuti per indirizzare l’opinione pubblica. Massima trasparenza nel pubblicare i dati e, insieme, massima correttezza”.
Dagli uffici si apprende dunque che i dati rivelati quotidianamente dall’assessore Gallera nell’ormai consueta conferenza stampa pomeridiana, riguardano gli esiti dei tamponi arrivati fino al giorno precedente. Il dato finale è corretto.
Insomma al momento della conferenza stampa viene comunicato il dato complessivo, che comprende anche gli esiti dei tamponi eseguiti nei giorni precedenti. Una volta resa nota la quota raggiunta, parte di quei tamponi vengono poi ricollocati nella giusta data di effettivo riscontro. Il dato ufficiale relativo alla singola provincia, pertanto, si riesce ad avere soltanto a giorni di distanza quando tutto si è stabilizzato con i nuovi inserimenti.
Diverso, naturalmente, il discorso sulla reale affidabilità di quei numeri e sul riscontro che danno per misurare la vera diffusione del Coronavirus. Per i sindaci di Bergamo e di Milano i numeri sono almeno 10 volte superiori a quelli considerati. Questa, però, riguarda l’individuazione dei soggetti da sottoporre a tampone ed è tutta un’altra storia.