SEREGNO – Cambiano i tempi, si moltiplicano le difficoltà, ma la città può contare su una certezza: lo spirito imprenditoriale è rimasto inalterato. A Seregno, alla data del 31 dicembre 2021, si contava infatti lo stesso numero di imprese attive dell’epoca pre-Covid. Anzi, una in più: per quel poco che conta, è una bella iniezione di fiducia per chi ha voglia di ripartire lasciandosi alle spalle due anni poco entusiasmanti. Sono infatti 4.034 le imprese attive presenti sul territorio seregnese alla fine dell’anno appena concluso, di cui 1.199 artigiane. Erano 4.033 alla fine del 2019, quando non avevano la benché minima idea di cosa sarebbe accaduto due mesi più tardi per colpa del virus.
I dati che l’amministrazione comunale ha chiesto alla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza, Lodi, mettono in risalto anche la capacità dei seregnesi (o comunque di chi lavora a Seregno) di rimboccarsi le maniche e di investire: non a caso si contano 782 addetti in più rispetto al 2020.
Una bella “fotografia” della realtà lavorativa quella che il Comune ha messo ora a disposizione della collettività. Arriva una conferma sulla vocazione decisamente commerciale di Seregno: 1.148 (ovvero il 28,45 per cento) appartiene a questo settore. Danno lavoro a 2.533 addetti, con una media di 2,20 persone per attività. Il secondo settore di attività più importante, per quanto riguarda il numero di imprese, è quello delle costruzioni: 615 realtà attive con stipendio per 1.351 persone. Le attività manufatturiere sono al terzo posto della graduatoria in virtù delle 455 attività presenti: avendo in media 5,14 addetti, danno lavoro a 2.338 persone. A seguire le attività immobiliari (359), quello professionali, tecniche e scientifiche (345), attività di servizi (222), agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (222), alloggio e ristorazione (220), attività finanziare e assicurative (165), servizi di informazione e comunicazione (136). Fuori dalla top ten il trasporto e magazzinaggio (94 imprese), la sanità e l’assistenza sociale (56), l’istruzione (33), le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (29). Scarsa l’incidenza dell’agricoltura (20 imprese). Nell’elenco figurano anche fornitura di acqua, gestione rifiuti e risanamento (11), fornitura di energia elettrica, gas e aria condizionata (3).
Dallo studio non mancano alcune particolarità. Una riguarda la scelta di delocalizzare: sempre di più le imprese seregnesi che hanno unità locali fuori provincia: sono 491, ovvero 39 in più rispetto al 2020. Probabilmente altrove hanno trovato maggiori possibilità per quanto riguarda infrastrutture o spazi per sviluppare l’attività.
L’altra particolarità, invece, è data dalle variazioni su base annua relative ai singoli settori. Il commercio all’ingrosso e al dettaglio, contrariamente a quanto si è portati a credere, non è morto: 15 imprese in più in un anno (+1,3 per cento). La crisi si registra soprattutto nell’edilizia (39 imprese in meno, significa il 6 per cento) e nel settore manifatturiero (16 imprese in meno, corrispondono al 3,3 per cento). Il boom, invece, si rileva tra le attività professionali, scientifiche e tecniche: le 21 imprese in più fanno segnare un impensabile +9,4 per cento.