SEREGNO – Dall’Ucraina fino alla Brianza. Preferibilmente a Seregno: è questa la meta su cui si stanno dirigendo in modo particolare i profughi in fuga. La città, infatti, ha il più alto rapporto tra popolazione residente e ucraini accolti dall’inizio della guerra. “A oggi – ha spiegato il sindaco Alberto Rossi durante la seduta di Consiglio comunale di giovedì sera – ne abbiamo 226. Più di noi soltanto il Comune di Monza, che ne ha 382 ma ha il triplo dei nostri abitanti”.
Rossi, naturalmente, non aveva alcun intento di snocciolare dati per dare vita a chissà quale competizione tra Comuni. Il suo scopo era quello di comunicare la situazione nella massima trasparenza e, allo stesso tempo, fare capire qual è stato l’impatto del fenomeno dei profughi sulla realtà cittadina.
I dati, del resto, lui li conosce bene. Non solo perché si sta occupando personalmente del sostegno alla popolazione ucraina, ma anche perché fa parte di quella “cabina di regia” istituita dalla Prefettura di Monza, insieme agli altri quattro sindaci di riferimento per gli ambiti della Provincia, alla Questura, alla Ats, alla Caritas e ad altri attori del terzo settore che si stanno impegnando per dare il loro contributo concreto”.
“Dei 226 profughi al momento ospitati a Seregno – ha spiegato Rossi – 103 sono legati a situazioni di ricongiungimento familiare. Le altre 123 persone sono invece accolte dal Comune, dalle parrocchie, dai privati, dal terzo settore. Per quanto riguarda la suddivisione per fasce d’età, abbiamo 105 minorenni (46,5 per cento, di cui 49 maschi e 56 femmine) e 121 adulti (di cui 107 donne e 14 uomini). Insomma si tratta soprattutto di mamme con bambini o ragazzi al seguito. Naturalmente non possiamo escludere l’esistenza di altri casi non dichiarati”.
Il sindaco ha però messo in risalto una singolarità seregnese: “Nell’analisi dei dati raccolti – ha raccontato al Consiglio comunale – siamo l’unica realtà dove la quota di situazioni non legate a ricongiungimento è maggioritaria. Negli altri Comuni questa quota varia tra il 10 e il 20 per cento, da noi è pari al 55 per cento”.
A Seregno si contavano 82 profughi l’11 marzo, 167 il 17 marzo, 226 il 24 marzo. “Un trend di crescita importante – ha commentato Rossi – anche perché abbiamo una comunità ucraina numerosa: 413 concittadini. Probabilmente è anche la comunità maggiormente attiva. Ci facilita nell’organizzazione di attività: su questo siamo più avanti di altri Comuni. Allo stesso tempo credo che proprio alla dinamicità degli ucraini da noi residenti siano arrivati più profughi a Seregno che altrove”.
Proprio grazie agli esponenti della comunità ucraina cittadina i profughi sono già avanti anche nell’inserimento: “Con questo sabato – ha sottolineato Rossi – siamo al terzo momento di aggregazione dei più piccoli e, allo stesso tempo, di studio. Devo ringraziare ancora una volta il dirigente scolastico delle scuole “Rodari” per la sua sensibilità e per gli spazi messi a disposizione. L’iniziativa era partita anche con la partecipazione del Basket Seregno, che aveva organizzato momenti di gioco per i piccoli ospiti”.
La città, intanto, si sta strutturando per un’accoglienza a lungo termine: “Servono modalità diverse – ha concluso Rossi -. La città ha dimostrato una capacità di accoglienza enorme, dobbiamo esserne orgogliosi. Non finirà in poche settimane, la sfida per tutti è quella di proseguire in questo percorso, anche con tutor volontari che si fanno carico delle singole famiglie”.