MEDA – “Definire la visione non è facile, perché occorre saper conoscere bene la storia da cui si proviene e prevedere lo sviluppo a cui tendere, avendo chiari gli obiettivi e le priorità. L’alternativa opposta alla programmazione per visione è la prassi molto diffusa di operare secondo le opportunità e le convenienze del momento, cogliendo le occasioni che si presentano, anche se incoerenti con un progetto di sviluppo definito”. Vermondo Busnelli, capogruppo del Polo Civico per Meda, nei giorni scorsi ha fatto sentire la sua voce in Consiglio comunale rimproverando alla maggioranza di operare senza un obiettivo chiaro e definito.
“Posso citare due esempi – ha spiegato Busnelli – per meglio illustrare l’importanza di una visione della città nella concretezza delle misure adottate: la rigenerazione del centro storico e il miglioramento della viabilità con il superamento della ferrovia. Da molto tempo, non è chiara quale sia la visione sul centro cittadino, se la zona della “fontana” o se lo storico corso Matteotti con le sue vie e palazzi collegati. Il risultato è un centro “storico” da decenni abbandonato e trascurato e un nuovo centro “moderno”, che però è meno identitario della città. Oggi, si vuole, nelle intenzioni, rigenerare il centro storico identitario, ma non ci è chiara la visione, che non può essere delegata al Politecnico di Milano o ad altri, che sono importanti per l’apporto tecnico di proposte e soluzioni, ma non responsabili della visione. Quanto alla ferrovia, la soluzione del sottopasso senza un confronto di alternative e di valutazione d’impatto sulla città, affidandolo interamente a Ferrovienord (prima a Pedemontana) potrebbe non essere una scelta saggia. Avere l’opera pagata, sempre con soldi pubblici, da un altro ente, che ha visioni diverse e diverse priorità, senza essere parte del progetto, che deve integrare l’opera nel contesto urbano, dal punto di vista urbanistico, viabilistico, architettonico e ambientale secondo la visione di sviluppo della città futura può risultare non efficace, se non controproducente, convogliando il traffico in centro invece che sulle tangenziali periferiche”.
Per Busnelli, poi, emblematico anche il caso dell’area At1 (ex Medaspan): “Destinata a diventare un polo commerciale quando ci sono 5 supermercati in città e molti ipermercati in zona. Sottrae spazio ad attività produttive, che caratterizzano la leadership manifatturiera di Meda nella filiera di legno arredo. Anche qui c’è confusione su quale sia il centro cittadino identitario”.