SEREGNO – Un caso di atti molesti e persecutori, ma questa volte le vicende amorose non c’entrano nulla: l’uomo accompagnato dai Carabinieri della Compagnia di Seregno alla casa circondariale di Monza è uno “stalker di vicinato”. E a rendere tutto ancora più singolare è il fatto che la vittima presa ripetutamente di mira è la cugina.
Quando mercoledì i militari sono andati bussare alla porta del cinquantaquattrenne, un disoccupato già noto alla giustizia (per problemi di tossicodipendenza nonché per i suoi numerosi precedenti per evasioni e reati contro il patrimonio, la persona, e in materia di armi e stupefacenti) lui non ha fatto fatica a comprendere il motivo: gli uomini dell’Arma hanno infatti notificato e dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Monza.
Una misura, tra l’altro, arrivata a poche ore dall’ultimo episodio molesto da lui compiuto. Nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 l’uomo, violando la misura del divieto cautelare personale del divieto di dimora nel Comune di residenza della cugina impostogli nel mese di maggio, si è recato all’abitazione della cugina. Questa volta non si è limitato a infastidirla, visto anche l’orario decisamente inappropriato per una visita (l’una di notte), ma ha deciso di spingersi fino alle minacce di morte. La donna, 60 anni di età, ormai esasperata, non ha esitato a prendere in mano il telefono e a comporre il 112 per richiedere l’intervento dei Carabinieri.
Si tratta infatti dell’ennesimo atto persecutorio compiuto negli anni dal parente. Secondo quanto raccontato ai militari tutto è dovuto a dissidi di vicinato, poiché entrambi abitavano nello stesso immobile. Non sono riusciti ad andare d’accordo, ma la situazione è sfuggita di mano, visto che i due non si sono limitati a qualche semplice discussione. La donna in più occasioni aveva avvisato le forze dell’ordine di quanto stava accadendo. E queste, puntualmente, avevano avvisato l’autorità giudiziaria che aveva stabilito l’allontanamento dell’uomo dall’abitazione, imponendogli di non avvicinarsi più alla parente. Ordini più volte rimasti inascoltati finché, di fronte all’ennesimo episodio, il Gip ha deciso di inasprire il provvedimento stabilendo la custodia cautelare in carcere per porre fine agli atti persecutori.