Cose dell’altro mondo, in tutti i sensi. Non solo per la collocazione geografica, esattamente dall’altra parte del globo rispetto all’Italia, ma anche per il modo di intendere e di affrontare il rischio Covid. Detto senza alcuna volontà di emettere giudizi, ma di certo con stupore: la Nuova Zelanda, avendo riscontrato un caso Covid dopo sei mesi, ha deciso di introdurre di nuovo il lockdown.
Tutt’altra cosa, insomma, rispetto all’Italia, dove si cerca sì di contrastare la diffusione del virus ma, allo stesso tempo, si cerca di garantire la regolare attività delle imprese per non affossare un’economia già provata dalle prime ondate.
In Nuova Zelanda, com’è stato spiegato dalla premier Jacinda Ardern, è stato trovato positivo al tampone ad Auckland un uomo di 58 anni. Molto probabilmente si tratta della variante Delta. L’ultimo caso di positività era stato riscontrato il 28 febbraio. L’accaduto ha spinto il Governo a decidere di introdurre un lockdown nazionale della durata di tre giorni.
“Per uscirne il più rapidamente possibile – ha spiegato la premier nel messaggio televisivo alla nazione – è agire subito con rigore. Se la situazione sfugge di mano, abbiamo visto cosa può accadere”. Per tre giorni, dunque, lockdown duro. Aperti solo i servizi essenziali, stop a tutte le attività lavorative e alle scuole.
La Nuova Zelanda, dall’ultimo caso del 28 febbraio ha deciso di garantire massima libertà nel Paese, ma di blindarsi chiudendo i confini. In tutto, dall’inizio dell’epidemia, in Nuova Zelanda si sono registrati 2.500 casi Covid con 26 decessi.