DESIO – “Quando c’è di mezzo Bea non mi meraviglio più di niente. Ora credo proprio che la società dovrà spiegarcelo questo ricorso. Dire che non condivido nemmeno una virgola è dire poco”. Toni pacati da parte di Roberto Corti, sindaco di Desio, ma il suo disappunto per l’iniziativa di Brianza Energia Ambiente SpA è più che evidente.
“Come Comune di Desio – spiega Corti – controlliamo al 100 per cento la società Gsd, che ha una partecipazione in Aeb e a cui abbiamo dato mandato di sostenere l’operazione con A2A. Ora salta fuori questa iniziativa di Bea, di cui siamo soci, che senza averci minimamente coinvolto ha deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato”.
Oltre alle modalità, però, Corti critica anche il principio di fondo: “Il business per Aeb è costituito solo in minima parte dall’aspetto dell’ambiente e dei rifiuti. L’operazione non ha mai previsto di cedere rami d’azienda, bensì di valorizzare l’insieme con un partner adeguato. Noi, al contrario di Bea, non vogliamo lo spezzatino. E’ chiaro che non condivido le modalità gestionali di una società ormai fuori dal controllo dei soci”.
Tra questi non c’è il sindaco di Seregno, Alberto Rossi, che però ha qualcosa da ridire. “La scelta di Bea sorprende – afferma Rossi – penso non solo il nostro Comune, sia per la modalità sia per la tempistica. Bea a tempo debito non aveva eccepito sugli atti e solo ora si inserisce con questo intervento, quando il percorso processuale si protrae da quasi un anno e l’operazione societaria è stata attivata. A titolo personale, ho trovato sgradevole che, nella memoria che i legali di Bea hanno depositato al Consiglio di Stato, siano state utilizzate alcune mie dichiarazioni di oltre un anno e mezzo fa manipolandole fino ad attribuirmi concetti che non ho mai detto e neppure pensato”.
Rossi è comunque intenzionato ad andare fino in fondo all’operazione di aggregazione tra Aeb e A2A: “Rimaniamo pienamente convinti della bontà delle nostre scelte fatte insieme agli altri soci, convinti di costruire valore per i nostri cittadini: non abbiamo venduto nulla, come invece ci veniva proposto da Bea, ma abbiamo fatto crescere la nostra società con apporti di valore strategico. Nel merito processuale, al di là delle valutazioni dei nostri legali sul valore delle argomentazioni di Bea, rimaniamo fiduciosi sul fatto che il Consiglio di Stato dopo l’udienza dell’1 luglio possa rimettere tutte le questioni al loro posto”.