SEREGNO – Non potranno mai garantirvi il risultato nero su bianco con una firma in calce a un foglio. Se avete necessità di fare attività di riabilitazione, però, non abbiate dubbi: affidatevi agli specialisti dell’ospedale “Trabattoni Ronzoni” di Seregno. Qui i pazienti entrano in barella, nella migliore delle ipotesi su una sedia a rotelle: il giorno delle dimissioni, nella stragrande maggioranza dei casi, è gente che se ne andrà sulle proprie gambe nella consapevolezza che l’impegno personale deve continuare nelle settimane a venire, ma anche con la soddisfazione di chi si sta riappropriando della sua quotidianità.
Fa davvero miracoli questo centro che, come spesso accade, non tutti conoscono in Brianza ma è noto in tutta la Lombardia (e anche ben oltre) tra gli addetti ai lavori e tra coloro che hanno avuto la necessità di un recupero fisico.
“E’ un centro nato nel 1991 – spiega Silvia Premoselli, primario della struttura – inizialmente dedicando la sua attenzione ai comi in fase di risveglio. Ora l’Unità operativa complessa di riabilitazione specialistica neuromotoria comprende anche la parte cardiologica e quella pneumologica In tutto circa un’ottantina di posti letto. Tante le figure professionali impegnate: neurologi, fisiatri, cardiologi, pneumologi, logopedista, psicologa per test cognitivi”. Ci sono anche terapisti occupazionali, uno dei punti di eccellenza, così come il personale infermieristico con una sensibilità e una marcia in più: meno necessità strettamente “sanitarie”, qui c’è la possibilità di seguire il paziente con un’attenzione particolare.
Già i numeri parlano chiaro: tra terapisti e pazienti c’è un rapporto di uno a uno. Trattamento individuale per garantire una continuità assistenziale che va dal day hospital ai casi più critici che richiedono un ricovero: si passa da circa venti giorni per una frattura o una protesi al paio di mesi per un ictus, per arrivare anche ai sei mesi in caso di comi. Circa duemila i pazienti accolti ogni anno negli spazi dell’ex ospedale di Seregno e restituiti alla famiglia dopo aver compiuto progressi impensabili.
Struttura storica, ma ora rilanciata con un servizio all’avanguardia e con dotazioni uniche: “La casa domotica in cui accogliamo i pazienti che hanno bisogno di essere rieducati alla quotidianità – afferma Marina Meroni, coordinatrice dei terapisti – l’abbiamo soltanto noi per quanto riguarda le strutture pubbliche. Una volta accoglieva anche i familiari del parente, ora purtroppo non è più possibile a causa dell’emergenza Covid. La gestione del virus? Al momento nessun cluster malgrado gli ambulatori siano sempre rimasti aperti. L’attenzione è ai massimi livelli”.
“Abbiamo diverse specificità – aggiunge il primario Silvia Premoselli -, devo dire che anche la uroriabilitazione qui è molto valida, così come il settore della deglutizione. Il sogno nel cassetto? Direi l’attenzione per il Parkinson. Ormai è scientificamente dimostrato che non si cura solo con i farmaci. La riabilitazione può fare molto. Credo che i tempi siano maturi per introdurre questa attività anche qui a Seregno, anche se in modo graduale. Del resto l’età sempre crescente della popolazione e l’incidenza dei casi di Parkinson suggeriscono di pensare a questo problema”.
Tanti pazienti al “Trabattoni Ronzoni” rimessi in piedi e restituiti alle famiglie e, come si può immaginare, anche tante storie umane. “Abbiamo avuto persone dai 14 ai 100 anni – racconta Massimo Arienti, coordinatore del personale infermieristico -, tanti quelli che arrivano in seguito a un incidente stradale, soprattutto motociclisti. Per gli aneddoti potremmo scrivere un tomo stile enciclopedia”. Qui, di certo, non dimenticheranno l’uomo completamente recuperato grazie alle cure degli specialisti, ma che si rifiutava di camminare sul pavimento lucido perché gli ricordava la parete di ghiaccio da cui era caduto. Una signora, dopo la riabilitazione, si è messa a dipingere e ha donato una sua opera al reparto. Una ragazza, giunta a due esami dalla laurea in medicina, ha perso completamente la memoria. Non ricordava più nulla, nemmeno l’identità dei genitori. Anche lei ha iniziato una nuova vita dopo essere passata di qui.