MONZA – “Continua la nostra vertenza sindacale alla Sangalli di Monza. Pochi giorni dopo aver dichiarato sciopero per le intere giornate del 22 e 23 marzo, con blocco degli straordinari fino al 28, l’azienda ci ha convocato per riaprire il tavolo di trattativa e ridiscutere la fisionomia del premio di risultato per i prossimi anni, proponendoci la data del 19 marzo. Nel pomeriggio del 18 marzo, la stessa direzione ci ha informato di dover spostare la trattativa alla settimana successiva, dato che avrebbe dovuto incontrare prima ed in un tavolo separato le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto nazionale (alcune delle quali non hanno neanche iscritti tra i lavoratori di Monza). Quindi noi ci chiediamo: chi è che tira davvero i fili e le fila al cantiere di Monza? E’ possibile che la voce e il malessere dei lavoratori possano rimanere tanto inascoltati e che le burocrazie sindacali possano anche comandare sull’azienda? La situazione che si è venuta a creare è, non solo vergognosa ma anche paradossale”. I vertici della Flaica-Cub esprimono tutto il loro disappunto e la loro perplessità sulla situazione che si è venuta a creare alla Sangalli e sul mancato incontro di venerdì.
“Da una parte – spiegano dalla Flaica-Cub – sindacati che non rispettano neanche più la volontà dei lavoratori. Di fronte alla richiesta di mobilitarsi, alcuni funzionari sindacali si sono persino inventati che lo sciopero sarebbe stato illegale! Forse gli farebbe bene un corso di ripasso di diritto sindacale, dato che lo sciopero è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione! Dall’altra parte una azienda che, a seguito degli avvicendamenti dirigenziali, inizia una politica miope e ingiustificata di risparmio tagliando sul salario accessorio dei dipendenti e per ottenere i necessari avalli contrattuali è persino disponibile a perdere qualsiasi autorevolezza lasciandosi dire cosa e come fare da sindacalisti compiacenti”.
“Avremmo voluto sederci a un tavolo – concludono dalla Flaica-Cub – e discutere seriamente delle condizioni di lavoro e di come migliorare l’attività lavorativa. Ormai è chiaro che questa non è la volontà né dell’azienda, né dei sindacati firmatari i contratti collettivi nazionali di lavoro. Lo sciopero del 22 e 23 marzo è, pertanto, più che confermato”.