SEREGNO – Un nuovo capitolo nella vicenda dell’aggregazione industriale tra il gruppo seregnese Aeb e A2A: Marco Fumagalli, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, ha deciso di rivolgersi all’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato). Un’iniziativa bis, visto che già aveva fatto un tentativo in passato, sentendosi rispondere che l’operazione era legittima per quanto riguarda il rispetto delle normative sugli equilibri del mercato.
“Ora – spiega Fumagalli – chiedo all’Agcm di aprire nuovamente il dossier alla luce della pronuncia del Tar Lombardia che impone ai Comuni di fare una gara d’appalto per individuare il socio privato. In sostanza ritengo che, mancando il presupposto, l’aggregazione necessiti di un intervento dell’autorità”.
“Credo sia doveroso – aggiunge l’esponente pentastellato – da parte di un’autorità amministrativa indipendente come l’Agcm fornire l’adeguato supporto ai Comuni, mediante un parere motivato a cui bisogna attenersi, per prendere decisioni che siano rispettose del codice dei contratti pubblici. In tale contesto ritengo opportuno che l’Agcm debba intervenire nell’eventuale giudizio di appello davanti al Consiglio di Stato, al fine di contrastare ogni tentativo di individuare partner privati in modo arbitrario e in violazione dei legge. La normativa assegna infatti alla Agcm proprio la funzione di protezione del mercato e della concorrenza legittimando l’azione in giudizio a differenza di quanto previsto per i consiglieri regionali o comunali menomando in tal modo gravemente la tutela dell’interesse pubblico e dell’ordine pubblico economico”.
L’iniziativa di Fumagalli, dopo la pubblicazione della sentenza avvenuta in data 15 febbraio, non è la prima in assoluto. Nei giorni scorsi anche Tiziano Mariani (capogruppo della lista civica “Noi x Seregno”) aveva deciso di fare sentire la sua voce. Si era pertanto rivolto di nuovo al Tar Lombardia chiedendo che la sentenza venga applicata immediatamente, visto che al momento nulla è cambiato e che, oltretutto, non è stata ancora consegnata quella “due diligence” da lui richiesta. Un diniego che gli aveva consentito di uscire vittoriosamente dal confronto al Tar e a cui, a tutt’oggi, non è ancora stato posto rimedio.