SEREGNO – “Il Tribunale amministrativo della Lombardia accoglie il ricorso e, per l’effetto, annulla la deliberazione del Consiglio comunale di Seregno numero 17 del 20 aprile 2020 e i relativi allegati”. In solo due righe, con sentenza depositata nella giornata di ieri, il senso di un vero e proprio colpo di scena nella contrastata vicenda dell’aggregazione tra il gruppo seregnese Aeb e la società A2A. Un intervento che arriva quando ormai i giochi sembravano ormai fatti, tant’è che dal mese di novembre sono ormai mutati gli scenari, i ruoli chiave, le modalità operative. Pure la carta intestata delle aziende del gruppo Aeb che, da qualche mese, hanno inserito il logo di A2A.
A determinare questo incredibile ribaltone è il coraggio di due ricorsi in una sorta di battaglia di Davide contro Golia. Uno firmato da Tiziano Mariani (leader della lista civica “Noi x Seregno”), l’altro dalle imprese Cst e De.Ca.Bo. (Depositi Carboni Bovisa arl), oltre che dal consigliere regionale Marco Fumagalli del Movimento 5 Stelle (estromesso dal Tar per carenza di legittimazione, come già rilevato nell’ordinanza cautelare del giugno 2020). In seguito alla loro iniziativa il tribunale ha deciso di annullare la delibera con cui il Consiglio comunale di Seregno dava al sindaco Alberto Rossi il mandato per presentarsi all’assemblea dei soci di Aeb per esprimere parere favorevole all’operazione A2A. Analoghe delibere erano state approvate in tutti i Comuni soci della Brianza, con una differenza sostanziale: Seregno, da sola, poteva decidere la sorte dell’azienda avendo la maggioranza assoluta.
Per Mariani si trattava di una opposizione basata sulla mancata consegna da parte del Comune della “due diligence”, il documento che contiene i dati e le valutazioni che hanno portato Aeb ad accettare l’aggregazione con A2A. Senza quel documento, insomma, impossibile anche per lui esercitare con coscienza il ruolo di consigliere comunale esprimendo un voto consapevole. Il Tar in proposito non ha dubbi: la due diligence può contenere dati idonei a svelare le strategie tecniche e aziendali dell’impresa che l’ha commissionata, “tuttavia ciò non esime l’ente locale o le società dallo stessi partecipate dall’obbligo di fornire le notizie e le informazioni richieste al consigliere comunale”.
Le due società, invece, avevano deciso di ricorrere al Tar per la violazione della normativa, rimarcando l’obbligo del ricorso alla procedura di evidenza pubblica per una operazione di questo tipo. Anche nel loro caso i magistrati hanno respinto le tesi del Comune, anche in relazione alla dimensione aziendale che non avrebbe potuto consentire di rilevare quote importanti del gruppo Aeb.
Il Tar Lombardia in via prudenziale aveva già deciso la scorsa estate di sospendere l’operazione in attesa dell’udienza del 2 dicembre. Il gruppo Aeb si era rivolto al Consiglio di Stato, che aveva rimosso la sospensiva consentendo di proseguire nell’iter di aggregazione. Fino al colpo di scena di ieri.
“Con grande soddisfazione – commenta Mariani – apprendo dell’accoglimento delle mie motivazioni per l’operazione tra Aeb e A2A. Il collegio giudicante ha confermato i miei dubbi relativi all’intera operazione. A uscirne sconfitta è la politica che si sposa con i poteri finanziari e si allontana dai territori scambiando i dividendi per gli interessi dei cittadini. Questa vittoria dimostra che la politica non si esaurisce con i dibattiti consiliari, ma spesso è costretta a continuare nelle aule giudiziarie per far valere le proprie opinioni e la tutela degli interessi dei cittadini. Ancora una volta emerge la miopia e l’incapacità di una classe politica prostrata alla finanza e ad una logica di partito che contrasta con l’azione delle istituzioni democratiche. Ora mi aspetto che sia la Corte dei Conti che la magistratura penale facciano il loro corso a difesa dei cittadini e pongano la parola fine a questa vergognosa vicenda”.