MONZA – “Stanchi e stanche delle numerose problematiche emerse con la pandemia, o che da anni colpiscono l’istituto Nanni Valentini e per cui studenti, docenti e presidi non hanno smesso di lottare, abbiamo deciso di riprenderci la nostra scuola. E’ ormai nota a tutti la situazione disastrosa dell’edificio, pericolosa sia per gli studenti sia per tutto il personale scolastico, mancanza di spazi per svolgere le attività didattiche adeguatamente, soprattutto in questo periodo di pandemia. Chiediamo che siano stanziati i fondi che aspettiamo da anni per la messa in sicurezza del nostro istituto, ormai siamo ignorati da fin troppo tempo e gli incidenti dovuti alle carenze strutturali del Nanni Valentini continuano a verificarsi. Abbiamo diritto a recarci in una scuola sicura, i definanziamenti sull’edilizia scolastica non possono più essere accettabili e la salute degli studenti e di tutto il personale scolastico deve essere salvaguardata”. Così gli studenti del collettivo studentesco dell’Isa hanno motivato ieri la scelta di occupare la scuola.
“Non possiamo considerare questo rientro a scuola come sicuro – spiegano gli studenti -. Tornare in presenza al 50% senza investimenti sui test rapidi regolari, i termoscanner, il tracciamento, i sistemi di areazione, i presìdi medici scolastici, l’aumento delle corse dei mezzi pubblici, il diritto allo studio, gli spazi, le assunzioni di organico, il superamento delle classi pollaio, non è tornare a scuola in sicurezza. Questo rientro per noi non può rappresentare un un miglioramento: la scuola è essenziale e senza darci garanzie di investimenti ci state abbandonando a noi stessi, al rischio di contagio, alla stessa scuola di prima che va riformata da zero”.
“Il nostro gruppo di studentesse e studenti – spiegano con una nota – si è ritrovato a interrogarsi sul fatto che fosse necessario fare un passo avanti rispetto alla narrazione “rientrare o non rientrare”, una narrazione che però non pensiamo sia reale nel momento in cui investire sulla scuola comporterebbe un necessario e consequenziale rientro in sicurezza. Ci sembra doveroso spiegare alla nostra comunità educante ed a chi ci guarda dall’esterno le motivazioni che ci hanno portato a intraprendere questo tipo di azione. Prima di prendere una scelta così forte ci siamo impegnati nell’organizzare varie manifestazioni e lezioni in piazza fin dal mese di ottobre, abbiamo sempre avuto come obiettivo la rivendicazione dei diritti di studentesse e studenti, sanciti all’interno della Costituzione italiana”.
“Abbiamo deciso – concludono i ragazzi – di assumerci una responsabilità come giovani, studenti e adulti del futuro. La didattica a distanza ormai si trascina i suoi problemi da marzo 2020 e continuerà a trascinarli anche in didattica alternata, le istituzioni non hanno ancora avuto la capacità di investire sulla scuola e quindi sul futuro. Non vogliamo che la nostra azione venga vista come irresponsabile. Vuole essere una lezione di educazione civica e sociale: dopo mesi di abbandoni e trascuratezza gli studenti hanno preso coscienza, non si sono accontentati di un rientro fittizio e si sono riappropriati degli spazi che gli spettano per riformare la scuola, intesa come un luogo fondamentale in cui progettare un futuro diverso”.