LIVIGNO – Il 10 ottobre una banda di ladri ha messo a segno un furto di ingente valore presso una gioielleria di Livigno (Sondrio), asportando 19 orologi e 6 gioielli per un valore complessivo pari a quasi 132.500 euro. I sei malviventi, tutti di nazionalità georgiana, dopo due mesi e mezzi di indagini sono stati arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Tirano.
I malfattori erano stati talmente abili che il proprietario si è accorto dell’ammanco solo alcuni giorni dopo. La denuncia viene presentata presso la Caserma dei Carabinieri di Livigno solo il 13 ottobre successivo, rendendo più complesse le indagini dei militari dell’Arma. Vista l’entità del furto e la complessità degli accertamenti, le indagini vengono affidate ai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Tirano che effettuano i rilievi tecnici sul luogo del furto e raccolgono ulteriori elementi quali testimonianze e numerose ore di filmati di impianti di video sorveglianza pubblici e privati.
Grazie alle serrate indagini vengono individuati i veicoli utilizzati per raggiungere Livigno e poi darsi alla fuga, uno con targa dell’Est Europa ed uno intestato ad una società di noleggio. Vengono svolti accertamenti internazionali per risalire all’intestatario del veicolo straniero che però risulta riconducibile ad una società. Dietro autorizzazione della Procura della Repubblica di Sondrio nella persona del Sostituto Procuratore Marialina Contaldo, titolare del fascicolo, vengono analizzati anche i dati del traffico telefonico, quasi 50 utenze, stringendo man mano il cerchio attorno ad un pregiudicato georgiano. Si cercano i contatti tra utenze ed i collegamenti tra i soggetti e si parte con le intercettazioni telefoniche.
Nel corso delle indagini è emerso che i sei soggetti sono dediti alla commissione di furti presso vari esercizi commerciali dislocati nel Nord e Centro Italia.
La loro identificazione, essendo senza fissa dimora tranne uno, è stata resa particolarmente problematica dal loro nomadismo (gli indagati infatti spostavano il proprio luogo di dimora in base alle aree nelle quali avevano intenzione di commettere furti), dall’utilizzo di utenze con intestatari fittizi, dal loro idioma e dal regolare utilizzo di documenti falsi.
Questi, ad inizio attività, dimoravano nella provincia di Bolzano e dopo aver commesso il citato furto a Livigno ed un secondo in un negozio di elettronica della zona commerciale di Sondrio, si sono spostati nel comune di Livorno da dove hanno iniziato a mettere a segno una serie di furti nel Centro Italia.
Nel corso dell’attività d’indagine, oltre ai furti commessi nella provincia di Sondrio, allo stato sono stati identificati quali autori materiali di ulteriori 5 furti perpetrati in altrettanti esercizi commerciali siti nei comuni di Paese (TV), Bussolengo (VR), Thiene (VI), Rosà (VI) e Affi (VR); sono in corso ulteriori accertamenti su altri furti.
Gli arresti sono stati eseguiti in simultanea nelle provincie di Bolzano e Livorno nelle prime ore di venerdì 18 dicembre da parte dei militari della Compagnia di Tirano, con l’ausilio di Carabinieri dei Comandi Compagnie del posto. Durante le operazioni di perquisizione sono stati rinvenuti oggetti quali orologi, computer ed occhiali, la cui provenienza è ora al vaglio degli investigatori dell’Arma.
L’indagine è risultata molto complessa anche a causa delle precauzioni e della scaltrezza degli indagati i quali hanno sempre cercato di celare la loro identità e il proprio domicilio: anche quando ordinavano cibo a domicilio, fornivano indirizzi e nominativi diversi: si facevano quindi trovare in strada, aspettavano che l’addetto alle consegne si allontanasse per poi tornare verso casa, distante anche un paio di km dal luogo indicato; fornendo dati differenti, tentavano, in questo caso vanamente, di confondere eventuali “ascoltatori” che fossero sulle loro tracce. Per spostarsi velocemente e non essere seguiti, non esitavano a percorrevano le strade che lo permettevano a velocità di quasi 180 km/h, venendo però comunque seguiti dai Carabinieri di Tirano.
La banda prima dei furti, era solita procurarsi droghe pesanti. Sul posto adottavano una tecnica sofisticata: servendosi di auricolari bluetooth, effettuavano una chiamata alla quale partecipavano in 3 o 4 in base alla difficoltà, successivamente uno si occupava di distrarre il personale del negozio/gioielleria e gli altri di commettere materialmente il furto, per i restanti il ruolo era di palo/autista. Il malvivente che distraeva gli addetti alle vendite, fingendo di parlare con la moglie, dava indicazioni ai complici su come e quando muoversi, sicuro di non essere compreso perché si esprimeva in georgiano.
Per quanto riguarda i proventi dei furti, avevano sviluppato una tecnica per “ripulire” i cellulari, ma la tecnica non sempre funzionava pertanto gli smartphone “ripuliti” venivano ricettati in Italia, i rimanenti venivano avviati al mercato estero. Per gli orologi d’oro, se non ricevevano offerte per loro ritenute adeguate, fondevano il metallo vendendolo grezzo.