SEREGNO – Avvio dell’istruttoria, fissazione del termine di dieci giorni per i legali rappresentanti delle parti che desiderano essere sentiti, procedimento da concludere entro il 23 ottobre. Così ha deciso l’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) in merito alla controversa vicenda dell’aggregazione tra il gruppo seregnese Aeb e A2A. Un nuovo capitolo dopo il recente pronunciamento del Consiglio di Stato che, lasciando al Tar Lombardia il compito di valutare nel merito l’operazione nella seduta già prevista di inizio dicembre, aveva detto no alla sospensiva della delibera del Consiglio comunale di Seregno. Pertanto via libera all’operazione in attesa di un pronunciamento.
L’Agcm, però, vuole vederci chiaro. A richiedere l’intervento era stato Marco Fumagalli, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che fin dall’inizio aveva espresso la sua contrarietà nei confronti dell’operazione in corso, sia manifestando forti perplessità dal punto di vista politico (“No alla svendita dell’ultima municipalizzata del territorio brianzolo”) sia relativamente all’aspetto giuridico (“No ad accordi tra le parti, è obbligatorio fare gare a evidenza pubblica”).
Fumagalli era stato estromesso dal contenzioso depositato presso il Tar Lombardia, poiché ritenuto non in possesso di alcuna legittimazione attiva: non poteva vantare né un interesse diretto e nemmeno una correlazione tra l’operazione aziendale e la sua attività amministrativa regioanle. Tuttavia non ha rinunciato a battersi per fare valere le sue ragioni. Per fugare ogni dubbio e portare un ulteriore contributo in vista del 5 dicembre, aveva richiesto l’intervento dell’Agcm: “L’ordinamento giuridico – aveva spiegato Fumagalli – ha messo a disposizione della collettività l’attività della Agcm fino a concedere la possibilità di intervenire in giudizio, aprire una indagine o comunque fornire un parere in merito ad operazioni lesive della concorrenza. Questa è un’azione politica che rivendico a gran voce”.
La sua richiesta non è rimasta inascoltata. Dopo avere richiesto informazioni ad A2A, ricevendo atti il 22 giugno e il 10 agosto, l’Autorità garante ha studiato tutti gli atti dell’operazione. Su una cosa, emettendo il provvedimento n. 28337 dell’8 settembre, non ha dubbi: “L’operazione comunicata, in quanto comporta l’acquisizione del controllo di un’impresa, costituisce una concentrazione ai sensi dell’articolo 5, comma 1 lettera b) della legge n. 287/90”. Non una semplice aggregazione industriale così come è sempre stato sostenuto dai due gruppi aziendali coinvolti.
Fumagalli sa benissimo che la guerra è ancora in corso e che non basta questa primo passo dell’Agcm per poter pensare di fermare l’operazione. Intanto, però, non nasconde la sua soddisfazione per l’intervento dell’Autorità e per alcuni dei passaggi contenuti nel provvedimento depositato: “Nel provvedimento di avvio dell’istruttoria – spiega l’esponente pentastellato – si dice chiaramente che ‘tali pattuizioni, pertanto, comportano la acquisizione del controllo esclusivo di Aeb in capo ad A2A’ e si ritiene di aprire una istruttoria poiché ‘l’operazione in esame è suscettibile di comportare la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza nei mercati delle gare per il servizio di distribuzione del gas naturale negli Atem’ (Ambito territoriale minimo, ndr). Non solo la legittimazione deve essere garantita a tutela dei diritti democratici, ma una concentrazione industriale non può prescindere dall’esperimento di una gara pubblica. Chi definiva questa operazione un mero accordo per lo sviluppo commerciale, dovrebbe ora interrogarsi se il valore economico dell’Atem brianzolo è stato correttamente calcolato oppure se hanno fatto tutti finta di nulla in nome della convenienza economica di qualcuno”.
Ora Fumagalli ha un’ultima speranza: “Dato che il mancato esperimento di gare pubbliche oltre che creare un danno erariale viola la disciplina della concorrenza, auspico che l’Agcm intervenga nel giudizio di dicembre innanzi al Tar per sanare qualsiasi folle tentativo di bloccare l’azione giudiziaria proposta da me e dalle imprese per carenza di legittimazione”.
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