SEREGNO – L’aula del Tribunale amministrativo regionale rischia di non essere sufficiente: l’aggregazione societaria tra il gruppo seregnese Aeb e A2A ora rischia di avere risvolti anche penali. Tiziano Mariani, capogruppo della lista civica “Noi x Seregno” e firmatario di uno dei ricorsi accolti dal Tar, ora ha deciso di rivolgersi alla Procura della Repubblica per chiedere di valutare se il comunicato diffuso dalla presidente di Aeb, Loredana Bracchitta, contiene elementi di reato. Il motivo dell’iniziativa è molto semplice: difendendo la bontà dell’operazione, la presidente in un passaggio dichiara: “Comunque decideranno i tribunali, non accetteremo la decisione lasciando poi tutte le conseguenze sul piano industriale, politico e, ancora di più, umano, a chi ha messo in piedi questo pasticcio, forse per paura di sparire del tutto dalla scena”.
“Ho avuto paura – commenta Mariani – non avrei mai pensato che potessero essere pronunciate certe frasi per una iniziativa in cui sono coinvolto, in base a quello che è il mio modo di vedere, per tutelare gli interessi della collettività. Cosa significa ‘conseguenze sul piano umano’? Qualcuno mi vuole eliminare? Devo temere per i miei affetti più cari? Sono sincero: al primo momento ho pensato a uno scherzo, visto che il testo mi è stato girato dai consiglieri comunali di minoranza. Purtroppo è tutto vero. Ho chiesto al Consiglio comunale di trasmettere l’atto alla Procura, ma di sicuro provvederò io stesso ad andare dai Carabinieri”.
Dal gruppo Aeb non arriva nessuna replica per non alimentare ulteriori discussioni, salvo il dispiacere per una frase che si ritiene decisamente male interpretata.
Nel frattempo la presidente Bracchitta si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe per quanto riguarda le due aziende che hanno presentato l’altro ricorso al Tar, contribuendo alla decisione di sospendere l’efficacia dell’operazione.
“La De.Ca.Bo – afferma la presidente di Aeb – è una Srl con un capitale sociale di 31.200 euro e nove dipendenti. Commercia all’ingrosso e al dettaglio in combustibili. Forse l’ipotesi era quella di sostituirsi a Unareti che, da progetto, porterà alla società altri 79mila contatori del gas, che vanno ad aggiungersi agli altri 200mila già gestiti da RetiPiù. L’altra è la Cst, una impresa di ben undici persone nata come artigiana e venduta ad aprile 2020 a una Srl che si occupa di installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e condizionamento dell’aria. Si propone per la manutenzione? chi delle due società sarebbe stata in grado di far crescere il Gruppo passando, dopo cinque anni, a oltre 400mila pali della luce? Volevano sostituirsi a Gelsia utilizzando petrolio e non energia elettrica? Mi piacerebbe che ci dicessero chiaramente cos’hanno da proporci. Li ascoltiamo con molta attenzione e prendiamo in serissima considerazione le loro proposte, per adesso mai giunte. Hanno asset significativi in capitali o strutture o altro da mettere sul tavolo di una operazione che porta ad aeb e ai cittadini brianzoli 300 milioni di euro in cinque anni? Insomma ci facciano capire il perché di questo ricorso”. Con una convinzione: “Di aziende di quelle dimensioni, con tutta la dignità e il rispetto che meritano, ce ne vorrebbero svariate migliaia” per pareggiare l’offerta di A2A.