MONZA – A partire dal 26 maggio la Cgil di Monza e Brianza ha attivato un call center dedicato alla platea delle lavoratrici e dei lavoratori, e dei loro datori di lavoro, interessati dalla “Regolarizzazione 2020”. Il numero di telefono, lo 039.2731282, è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30, a rispondere, dalla Camera del Lavoro di via Premuda, Sarah, Matteo, Francesca e Luca.
“In meno di due giorni abbiamo già effettuato oltre 200 consulenze telefoniche e fissato 75 appuntamenti per l’assistenza – fa sapere Luca Mandreoli, responsabile dell’Area migranti e Politiche sociali della Cgil di Monza e Brianza -. Stiamo aspettando che vengano chiariti alcuni aspetti procedurali, ma, intanto, sono già molte le persone a cui abbiamo fornito un primo orientamento sulla base delle indicazioni del Decreto Rilancio”. A chiamare non sono solo lavoratori stranieri, ma anche datori di lavoro, soprattutto italiani, che vogliono regolarizzare la propria colf, o l’assistente familiare.
“Il sostanziale blocco dei flussi d’ingresso per motivi di lavoro a tempo indeterminato, il peggioramento progressivo delle normative sull’immigrazione e asilo culminate negli ultimi anni con i cosiddetti “decreti sicurezza” (2018 e 2019) – affermano dalla Cgil – hanno prodotto un graduale restringimento dei diritti dei lavoratori migranti e un aumento di quelli sprovvisti di regolare titolo di soggiorno, costretti pertanto a lavorare in condizioni di irregolarità e di privazione di ogni tutela lavorativa e sociale”.
“Indubbiamente – commenta Matteo Casiraghi, della segreteria confederale della Cgil brianzola – la ratio dell’ultimo decreto va incontro alle numerose richieste di intervento sollecitate dalle organizzazioni sindacali nel corso degli anni e anche dalle associazioni laiche e caritatevoli come recentemente avvenuto anche nel nostro territorio da parte della Rete Brianza Accogliente Solidale. Ci troviamo di fronte a un’inversione di tendenza rispetto alla recente evoluzione normativa, ma il provvedimento, che si riferisce ai braccianti, alle colf e alle badanti, non tiene conto di altri settori, come la ristorazione, la logistica e l’edilizia”.
“È una questione di civiltà – conclude il segretario della Cgil -. Stiamo parlando di migliaia di persone che stanno già lavorando sul nostro territorio e, in molti casi, nelle case per accudire i nostri cari più fragili”.