MONTICHIARI – Le sarte che lanciano l’idea, il sindaco che la raccoglie, le aziende che donano il tessuto, il macellaio che ci mette le buste, i ragazzi che fanno le consegne, le donne del paese che si mettono tutte e cucire, i dipendenti comunali in ferie che tagliano i ferretti: è la storia di un’azienda di volontariato che fino a 3 giorni fa non esisteva e che ora produrrà 6500 mascherine per gli abitanti di Montichiari (Brescia).
A raccontarla, il sindaco Marco Togni, che spiega che tutto è nato la scorsa settimana, quando “nello stesso giorno ricevo due messaggi”, da una sarta e dalla titolare di un’azienda che si occupa del taglio laser di tessuti. Il sindaco le mette in contatto, loro buttano giù qualche idea e da lì parte la raccolta dei materiali, tutti donati: il Brico regala i ferretti, un’altra ditta ci mette l”elastico, la macelleria i sacchetti. E per il biglietto illustrativo? Ecco la tipografia locale, che stampa tutto quanto.
Serve poi la cosa più importante, qualcuno che cucia le mascherine “ed ecco “30 fantastiche donne monteclarensi pronte a far ruggire la loro macchina da cucire”. Un assessore fa da corriere, un altro recupera il filo mancante, ma ancora non basta: le mascherine vanno date già lavate e igienizzate e si offre di farlo una lavanderia. Rimane da imbustare il tutto, e qui si offrono i ragazzi. Nasce così – in 3 giorni e grazie al contributo di un paese intero – la mascherina 3 strati (cotone, TNT, cotone), lavabile, riutilizzabile, Made in Montichiari. (Ansa)