MONZA – “I cittadini devono rimanere a casa. La linea di fondo del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri è molto chiara. Nel dubbio, la vostra interpretazione sia sempre quella più restrittiva”. Il Prefetto Patrizia Palmisani lo ha ripetuto più volte ieri pomeriggio ai sindaci di Monza e Brianza. Tutti collegati in videoconferenza, approfittando della sua disponibilità e dell’iniziativa del Presidente della Provincia, Luca Santambrogio, che ha organizzato questo momento di confronto proprio nell’intento di togliere ogni dubbio a chi è chiamato a dare risposte ai cittadini, a offrire servizi, a fare osservare le regole.
“Il tema principali – ha spiegato il Prefetto – è quello della mobilità. Le forze dell’ordine hanno già ricevuto tutte le istruzioni anche sul territorio provinciale. Chi entra in stazione a Monza, deve giustificare perché si trova lì. Controlli anche sulla Milano-Meda e sulla Valassina. In più le strade urbane. Le regole le conosciamo bene tutti: si esce solo per motivi di lavori, di salute o di necessità. L’autocertificazione? Serve anche all’interno del territorio comunale”.
Con molta pazienza il Prefetto ha risposto ai quesiti posti dai sindaci. Uno, in particolare, quello che già nella giornata di domenica aveva messo in difficoltà gli amministratori comunali: “Le pizzerie d’asporto – ha spiegato Palmisani – restano aperte anche dopo le 18, ma è consentita soltanto la consegna a domicilio. Nessuno dovrà entrare a ritirare il cartone con la pizza. Lo stesso vale anche per i ristoranti che si stanno organizzando con la consegna a domicilio: alle 18 la serranda si abbassa per tutti. Chi vuole continuare a fare le consegne, nel suo locale non farà entrare nessuno”.
Naturalmente, vista la tipologia, stesso trattamento per attività nel campo dell’alimentazione: “Dopo le 18 chiusi anche i McDrive – ha aggiunto il Prefetto -. La gente stia in casa. Vale anche per le gelaterie e le pasticcerie, altrimenti significa solo spostare il problema”.
In risposta a Roberto Corti, sindaco di Desio, no anche ai centri estetici (“Valgono le stesse regole del centro benessere”) e ai parrucchieri (“Mi chiedo come sia possibile garantire la distanza di un metro”). Negozi aperti? Solita spiegazione: “I cittadini possono uscire solo per lavoro, questioni di salute o comprovate necessità”.
Il confronto tra sindaci è stato anche l’occasione per fare chiarezza su due punto, sollevati a inizio seduta da Filippo Vergani, primo cittadino di Varedo: è possibile firmare ordinanze? E sui parchi e sui mercati come ci si deve comportare? La risposta è stata chiara: “Il sindaco può firmare ogni provvedimento che risulti in linea con quanto stabilito dal decreto. Questo non dà indicazioni su parchi o mercati, ma se il primo cittadino nella sua veste di autorità sanitaria ritiene che non esistano le condizioni previste dal Governo, allora è lecito pensare di chiudere le aree verdi o vietare il commercio ambulante”.
Dal sindaco di Seregno, Alberto Rossi, la segnalazione di una difficoltà: “Tanti ci chiedono se è consentita l’attività mtoria all’aria aperta. Tanto per intenderci, la corsa individuale di chi vuole tenersi un po’ in forma. Anche nelle “faq” (le domande più frequenti) del Governo sembra esserci una disponibilità in tal senso”. Il Prefetto ha dichiarato che prende atto dall’indicazione, ma che la logica resta quella di non fare uscire i cittadini. “Non credo, tuttavia, che nessuno sarà multato perché ha fatto un po’ di jogging o perché alla sera ha portato fuori il cane prima di andare a dormire”.
Da Concettina Monguzzi, sindaco di Lissone, invece sono state messe sul tavolo difficoltà sociali. “La prima – ha spiegato – è quella dei ragazzi disabili che frequentano i centri socio sanitari e i centri socio educativi. Più volte gli operatori hanno segnalato difficoltà nel rispetto delle regole in questo momento di emergenza. Quali le indicazioni? E poi chiedo se i sindaci possono disporre dei nominativi delle persone risultate positive al Coronavirus e di quelle in isolamento. Il virus non va a pescare le persone più intelligenti e quelle che stanno meglio economicamente: spesso si tratta anche di persone seguite dai nostri Servizi sociali. Dobbiamo sapere se si tratta di loro, anche per offrire un servizio in modo adeguato”.
Sul fronte dei disabili, il Prefetto ha ribadito che la logica resta quella di mantenere le persone nell’abitazione: se i centri hanno finalità sociale, meglio sospendere. Se si tratta di attività sanitaria, invece, il discorso è differente. “Per quanto riguarda l’identità delle persone in quarantena e di quelle positive – ha concluso – condivido la richiesta. Da parte di Ats Brianza abbiamo trovato la massima disponibilità e collaborazione pur in un momento di emergenza. Qui, tuttavia, la necessità dei sindaci si scontra con la tutela della privacy. È un tema che sto cercando di approfondire nell’interesse delle persone coinvolte e della collettività. Non dimentichiamo che con l’ultimo decreto per queste persone, in caso di violazioni, sono previste conseguenze penali non irrilevanti. Sarebbe per un sindaco e per le forze dell’ordine sapere chi sono per esercitare al meglio l’attività di controllo”.