In prima linea nell’emergenza Coronavirus. Nel suo ruolo di vicegovernatore della Lombardia, anche in seguito al periodo di quarantena del presidente Attilio Fontana, il brianzolo Fabrizio Sala sta tirando le redini della regione più importante d’Italia e, allo stesso tempo, più colpita dal virus e dal contagio. Con lui una chiacchierata a cuore aperto sull’evoluzione del problema e sulle prospettive.
Siamo ormai a due settimane dal momento in cui è scoppiato il problema: è più preoccupato di prima o è più tranquillo?
“Sono preoccupato allo stesso modo. Ormai si è capito che non è una normale influenza, ma abbiamo sempre più strumenti per capire come rallentare la diffusione del virus. Diciamo la verità: all’inizio il fenomeno ha spaventato tutti. Siamo però stati bravi a intervenire con tempestività nel lodigiano. Misure drastiche ma, come dimostrano i fatti, necessarie”.
Nessun ripensamento con il senno di poi?
“Proprio no. Tutt’altro: l’evidenza dei dati statistici ci dà ragione. Abbiamo avuto la capacità di riunire la comunità scientifica lombarda, che si è dimostrata all’altezza. Tant’è che lo stesso Governo, con i suoi provvedimenti, sta ricalcando la nostra prima ordinanza. Mi aspetto che ottenga il nostro stesso risultato: il fenomeno ora in espansione si ridurrà sempre di più”.
Quanto durerà ancora questa fase di diffusione del contagio?
“Non è più un discorso sanitario, bensì sociale. Non dipende dagli esperti, ma dai cittadini: se adottano atteggiamenti ‘utili’ dal punto di vista igienico e dell’atteggiamento responsabile, riusciamo a uscirne in tempi più ristretti. Non devono fare chissà cosa i cittadini: semplicemente agire come si fa abitualmente per non prendere un’influenza”.
L’emergenza quando potrà essere considerata superata?
“Molto semplice. Quando il numero dei pazienti che entrano in terapia intensiva è inferiore a quello dei nuovi ricoverati. Al momento la situazione per il nostro personale sanitario è difficile. Bisogna ringraziare i medici, stanno facendo turni massacranti. Noi cerchiamo di fare la nostra parte assumendo chi è in quiescenza o può esercitare la professione di medico”.
La nostra Brianza è stata raggiunta dal virus.
“Zone immuni non esistono. La diffusione riguarda tutti. Qui, però, non c’è un focolaio. Al momento abbiamo diciotto casi positivi accertati. Si tratta di persone che risiedono qui ma che non necessariamente lavorano o hanno una vita sociale in Brianza. Chiunque dovesse essere stato in contatto con persone positive, è invitato a mettersi in quarantena: due settimane a casa, possibilmente con bagno dedicato. Chiedo a tutti di evitare situazioni di panico e, allo stesso tempo, di non essere superficiali di fronte a questo problema. E’ una cosa seria, però sappiamo che per la maggior parte dei cittadini è sufficiente un comportamento adeguato per evitare rischi”.
La ricerca scientifica quali altre indicazioni è in grado di fornirci?
“Ci dice che abbiamo parecchi casi asintomatici. Durano fino a quindici giorni, poi possono infettare gli altri. La maggior parte degli asintomatici, poi, diventano immuni al virus. Queste sono le conclusioni di tre pubblicazioni scientifiche di carattere internazionale”.
Anche lei ha dovuto sottoporsi al test dopo il caso di positività di un assessore regionale: come ha vissuto quei momenti?
“A dire il vero, rientrando nel servizio pubblico essenziale, finora ho già fatto tre tamponi. Tutti negativi. Ho vissuto quei momenti, come la vita quotidiana, con serenità: sono informato, so cosa posso e devo fare. Tutti possiamo stare tranquilli”.
Giovedì in conferenza stampa ha lanciato l’hashtag #fermiamoloinsieme.
“E’ un appello a tutti, un modo di coinvolgere tutta la collettività. Già molte persone del mondo dello spettacolo hanno aderito lanciando filmati per ribadire comportamenti consapevoli”.
Qualche giorno fa confidava che la Lombardia ha tutte le carte in regola per lasciarsi alle spalle anche questa brutta esperienza e ripartire di slancio. Ha cambiato idea?
“Io dico che non solo ne veniamo fuori, ma saremo anche l’esempio per l’Occidente e per tutto il mondo. Il diffondersi del virus in Europa, negli Stati Uniti e in tutti gli altri Paesi sarà bloccato con le stesse manovre che abbiamo adottato noi. Sarà rallentato con i nostri stessi comportamenti. Ahimé siamo stati primi a dovere affrontare l’emergenza sanitaria, ma la nostra efficienza è già un modello per tutti. Attenzione, però, a non commettere l’errore di fermarci qui: il Coronavirus ci sta già lasciando alcuni insegnamenti”.
Quali, per esempio?
“Ci sta dicendo che entriamo in una nuova fase economica. È un capitolo che sto seguendo direttamente in quanto parte della task force che propone le manovre al Governo: l’epidemia genera lavori nuovi e una nuova mentalità. Utilizzeremo sempre di più lo smart working, le scuole sono da incentivare sul fronte dell’e-learning. L’economia andrà avanti, anche se in modo diverso. Non perdiamo l’occasione di cavalcare questa opportunità”.