GIUSSANO – Rappresentanti delle istituzioni a ogni livello, forze dell’ordine, privati cittadini. La grande partecipazione ieri mattina in viale Rimembranze faceva già capire che non si trattava di una inaugurazione come tante: la casa rifugio “Le Ginestre”, realizzata per ospitare le donne vittime di violenza è considerata da tutti non solo una eccellenza ma anche un patrimonio da tutelare e un esempio da promuovere affinché la cultura del rispetto della donna possa diffondersi sempre di più.
“Ora sembra di remare con la corrente – ha dichiarato Fabrizio Sala, vicegovernatore della Lombardia – perché sembra scontato parlare di questo tema, ma una volta non era proprio così. Poche erano le attenzioni dedicate al contrasto della violenza contro la donna. Questa casa rappresenta un pilastro: non solo per Giussano e per la nostra Brianza, non solo per l’Italia. Perché nel mondo ci sono culture diverse, direi ignoranze diverse. Il valore della donna dev’essere invece riconosciuto in tutto il globo. Questa casa illumina il nostro territorio in una rete importante di collaborazione sociale. Può non solo rispondere a un fenomeno negativo, bensì portare anche una grande voce di civiltà e di rivoluzione sociale nel modo di pensare”.
Al suo fianco Stefano Bolognini, assessore regionale con delega alle Politiche sociali, che con la sua presenza ha voluto dimostrare quanto il Pirellone abbia ritenuto doveroso investire in questo progetto accogliendo la proposta del Comune. “L’inaugurazione di oggi – ha dichiarato Bolognini – è un momento positivo per tutti. In primis per le donne e i loro figli vittime di maltrattamenti, che grazie alla casa rifugio potranno “rinascere” e ritrovare serenità nelle loro vite. Ma è anche importante sottolineare la capacità di fare rete di tutte le istituzioni e le associazioni perché solo grazie alla collaborazione di tutti si possono raggiungere dei risultati concreti. L’Umanesimo lombardo evocato da Monsignor Mario Delpini passa anche da questo”.
Il primo passo è partito dall’amministrazione comunale che, attraverso il sindaco precedente e quello attuale, ha messo a disposizione l’immobile, è andata a bussare alla porta di Regione Lombardia per ottenere il finanziamento e poi ha preceduto a gestire il bando per trovare un gestore. “Ora ci facciamo da parte – afferma il sindaco Marco Citterio – nel senso che il compito della gestione è affidato alla cooperativa, alle forze dell’ordine e alla Ats. Ovviamente noi ci saremo sempre in caso di necessità per fare la nostra parte. E’ un traguardo raggiunto, è un servizio all’avanguardia per tutto il territorio”.
La speranza è che possa rimanere vuota, ma con sano realismo non si possono chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della violenza contro le donne. Quattro (eventualmente con figli) potranno trovare ospitalità nella struttura. “Da oggi si parte – afferma Adriano Corigliano, vicesindaco con delega ai Servizi sociali – e oltre a trovare davvero bella la vicinanza di così tante persone per questa occasione, non posso fare a meno di sottolineare il significato di questa casa di accoglienza. Non offre soltanto un letto alle donne vittime di violenza: è un motivo di speranza. Permetterà a tutte di iniziare una nuova vita dopo essere state costrette a lasciare quell’abitazione in cui hanno trovato ostilità e violenza. Lontane da quell’ambiente, ma accolte da una comunità che ha dimostrato di saper fare rete e che, come dimostra questo progetto, non vuole lasciare indietro nessuno”.
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