MONZA – “Bene aver disinnescato la spada di Damocle dell’aumento dell’Iva, ma occorre più coraggio nell’affrontare il capitolo del cuneo fiscale sul lavoro affinché si presenti di reale beneficio sia per i lavoratori, sia per le imprese”. L’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza, per voce del segretario generale Marco Accornero, interviene a margine della nota di aggiornamento al Def, il documento di programmazione economico-finanziaria, varata dal Governo, evidenziando qualche criticità.
“L’intervento volto a congelare l’aumento dell’Iva, secondo quanto concordato con l’Unione Europea nelle clausole di salvaguardia – commenta Accornero – era un provvedimento doveroso da assumere in un frangente economico delicatissimo per il Paese. Sul fronte del costo del lavoro però constatiamo l’individuazione di un percorso che finisce ancora per proporre misure come i bonus, per giunta a decorrere dalla metà del 2020, piuttosto che interventi strutturali di vera riforma che affrontino la tematica del cuneo fiscale”.
Secondo l’Unione Artigiani, infatti, escludere le imprese dal beneficio della riduzione del cuneo fiscale a solo favore dei lavoratori non influirà affatto positivamente sull’occupazione, non prevedendo alcun vantaggio per gli imprenditori.
“Lobiettivo dichiarato del Governo – sostiene Accornero – è quello di ridurre il costo del lavoro, ma così strutturato, pensando solo ai lavoratori attraverso l’ipotesi di un bonus di 1500 euro in più all’anno ai dipendenti, cioè l’estensione del bonus-Renzi o un aumento delle detrazioni fiscali sull’Irpef, non toccherebbe in realtà il carico aziendale”.
“L’alternativa ben più coraggiosa – conclude Accornero -, sarebbe invece quella di intervenire con una riduzione delle aliquote Irpef e previdenziali. Un simile taglio avrebbe effetto sulla stragrande maggioranza dell’intera platea di lavoratori e imprese. È immediatamente chiaro che una riforma di questo tipo, che pur sarebbe pienamente progressiva, avrebbe un effetto più spalmato, anche a vantaggio delle imprese. Sarebbe una vera riduzione del cuneo fiscale, che si tradurrebbe automaticamente in un aumento del netto mensile per tutti, indipendentemente dal reddito percepito, tramite una diminuzione progressiva della ritenuta alla fonte e con un minor carico contributivo per le aziende. L’esatto opposto della logica del bonus pro tempore, che peraltro non consegna certezze e sicurezza sul futuro a nessuno”.