SEREGNO – “Il Comune di Monza, con il suo atteggiamento, mette in difficoltà il servizio attivo sul territorio di Seregno, che riguarda persone fragili per il passaggio di vita che stanno attraversando. Il Comune di Seregno e Cadom hanno attivato un percorso che vanta una storia pluriennale: interrompere bruscamente questo percorso è un grave danno per l’utenza”. Laura Capelli, assessore ai Servizi alla persona del Comune di Seregno, non nasconde la sua rabbia nei confronti dell’amministrazione comunale di Monza dopo i fatti accaduti nei giorni scorsi e dopo una decisione considerata quasi “pilatesca”. E pubblicamente rivela che l’attività del Centro Antiviolenza, proposto a favore di donne maltrattate nell’ambito di Rete Artemide, corre grossi rischi. Un problema tutt’altro che secondario, considerato non solo il tema delicato di competenza dello sportello, ma anche il fatto che si tratta di un servizio davvero di qualità reso al territorio. Da più parti negli anni è stata riconosciuta la validità del progetto e la competenza di chi lo gestisce.
Il problema è di facile comprensione: Cadom (l’associazione che gestisce lo Sportello Antiviolenza a Seregno) e Regione Lombardia sono in disaccordo. Il Pirellone, infatti, chiede che le donne prese in carico dai Centri Antiviolenza vengano registrate con codice fiscale nel sistema informatico regionale, richiesta che Cadom considera contraria ai principi di riservatezza che devono caratterizzare questo tipo di intervento.
Proprio qui da parte del Comune di Seregno viene chiamato in causa il Comune di Monza, capofila di Rete Artemide: soggetto interistituzionale che coinvolge Comuni, Prefettura, Ats, Procura della Repubblica, forze dell’ordine, associazionismo.
“Il Comune di Monza – afferma l’assessore Capelli – non ha preso per tempo in carico questa divergenza tra Cadom e Regione e non si è conseguentemente adoperato per trovare una soluzione condivisa. Semplicemente il 27 giugno ha comunicato a Regione Lombardia l’impossibilità di proseguire la collaborazione con Cadom, con la prospettiva della sostituzione, in tempi brevi, con altri soggetti. E questo sia a Seregno sia in tutti gli altri Comuni della Provincia di Monza e Brianza che oggi collaborano con Cadom”.
Di fatto già da qualche giorno, esattamente dall’1 luglio, dopo quella comunicazione partita dal municipio di Monza verso il Pirellone, il servizio è gestito in modalità transitoria. “Stiamo cercando di attivare ogni possibile strategia – afferma Capelli – perché si esca da questa situazione di stallo. In particolare, chiediamo al Comune di Monza di tornare ad esercitare in maniera decisa il proprio ruolo di Comune capofila del Progetto Artemide, intraprendendo le opportune azioni presso Regione Lombardia affinché la vicenda di Cadom trovi una composizione condivisa”. Il rischio è quello di dover ripartire quasi da zero con un nuovo soggetto, rinunciando a quell’esperienza accumulata negli anni e a quella fiducia che gli operatori sono stati capaci di conquistare tra le donne e tra gli addetti ai lavori.