MONZA – Si intitola “Fiera di San Giovanni: una tradizione persa” l’ultima fatica editoriale di Paolo Cadorin, scrittore monzese appassionato di storia e di tradizioni locali. Un testo, ricco di immagini in bianco e nero e di documenti dell’epoca, dove l’autore ripercorre la storia della Fiera di Monza durante l’epoca del fascismo quando la manifestazione aveva raggiunto l’apice del successo.
Il testo – che gode del patrocinio della Provincia di Monza e Brianza e del Comune – ripercorre quegli anni quando l’ex macello per un giorno diventava ritrovo di allevatori provenienti anche dall’estero, che esponevano e vendevano i loro animali.
“Dal 1933 la fiera del bestiame raggiunse il suo massimo splendore – spiega l’autore – Ai vincitori venivano date laute ricompense, realizzate medaglie commemorative. Venivano esposti oltre un migliaio di bovini, poi anche i cavalli e vennero realizzate anche stalle per il ristoro delle bestie”.
Di quel modello di fiera non è rimasto più nulla. Una decina di anni fa le contestazioni degli animalisti hanno sollevato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici sul tema, dopo gli episodi dell’asino morto a causa del gran caldo, della cavalla salvata in extremis da un’attivista e dell’uccellino ucciso da alcuni ubriachi. “Della storica fiera dell’epoca del fascio non resta più nulla – prosegue Cadorin – Una tradizione ormai morta, dove gli allevatori erano orgogliosi di mostrare la bellezza e la forza dei loro animali”.
Paolo Cadorin è certo che, se davvero si volesse, la Fiera di San Giovanni con gli animali potrebbe essere riproposta individuando come location il Parco trasformato, per l’occasione, in una grande fattoria con buoi, maiali, vitelli, polli, galline nel totale rispetto degli animali.
“Se si vuole la mostra zootecnica può essere riproposta – continua –. Spiegando ai visitatori come vengono curati e seguiti gli animali. Per gli allevatori gli animali sono molto preziosi, anche come strumento di lavoro”.
Cadorin pensa a quando bambino trascorreva le vacanze estive in fattoria dallo zio in Veneto. “Gli allevatori avevano rispetto e cura di mucche, cavalli, buoi, pecore e galline – conclude – Un rispetto che si ritrovava anche nella vecchia Fiera di San Giovanni che, non dimentichiamolo, affonda le sue radici nel 1192”.
Barbara Apicella