MONZA – Un tempo ogni pasto si concludeva con un pezzo di formaggio. Guai se sulle tavole delle nostre nonne mancava la scaglia di Parmigiano, la fetta di gorgonzola o di taleggio da abbinare alla polenta o alla pera. Oggi tutti attenti alla bilancia e al colesterolo e il pezzo di formaggio non è più la consuetudine ma l’eccezione, una volta alla settimana.
Il colesterolo certamente verrà tenuto sotto controllo ma a rimetterci, oltre al palato, anche una delle istituzioni commerciali cittadine. Il cambio delle abitudini alimentari e culinarie (oltre alla crisi che ha portato negli ultimi anni in centro alla chiusura di molte attività alimentari) ha intaccato anche su quella che per i monzesi è “La Casa del Formaggio”. Il negozio di via Italia che dal 1900 è specializzato solo in prodotti caseari.
“Il 90 per cento dei formaggi sono italiani – racconta Massimo Mantovani che ha ereditato l’attività dal papà Rubens e dal socio Angelo Marconi, che a loro volta l’avevano presa dalla famiglia Locatelli che negli anni Trenta l’aveva prelevata dalla famiglia Mantovani, non imparentata però con gli attuali proprietari – Dietro al nostro bancone ci sono diverse chicche, prodotti che ci vengono portati proprio dai produttori della Sicilia o della Sardegna”.
In tema di formaggi nessuno li batte: dagli ultimi formaggiai monzesi si trovano il Bettelmatt, il Cheggio d’Alpe o il Bagosso. Ma questo non basta.
“Oggi sopravviviamo – continua Massimo Mantovani – Siamo rimasti l’unico negozio di alimentari di via Italia e questo è penalizzante. Tanto che per andare incontro alle esigenze dei nostri clienti, accanto ai formaggi abbiamo introdotto anche salumi già confezionati in vaschette, latte, burro, salse e biscotti. Ci fosse più spazio metteremmo di più”.
Sono lontani gli anni in cui la nonnina ogni giorno andava dal formaggiaio per comprare la fetta di formaggio da portare in tavola. Non ricotta o quartirolo, ma quei formaggi saporiti tipici della nostra tradizione. “Certo, la fila c’è ancora ma solo il sabato e durante le feste di Natale – continua – Quando le persone decidono di organizzare il grande pranzo o la grande cena portando in tavola il vassoio di formaggi pregiati e ricercati. Chi vuole mangiare bene e chi vuole mangiare italiano si rivolge ancora al nostro negozio”. Dove non solo è possibile scovare chicche, ma anche farsi spiegare i corretti abbinamenti, o la storia.
Ma purtroppo questo gustosissimo lavoro sembra in via di estinzione. Non solo per la crisi: ma per quell’atteggiamento del vedere l’erba del vicino sempre più verde, dimenticando le prelibatezze culinarie che solo l’Italia può vantare.
Barbara Apicella