ORNAGO – “Abbiamo spesso denunciato episodi di maltrattamento ai danni di animali, ma mai ci saremmo aspettati che l’autore di tali maltrattamenti potesse essere un fotografo naturalista. Una persona cioè che avrebbe dovuto essere amante della natura e rispettosa innanzitutto della vita degli animali. Riuscire a fotografare un rapace o un animale selvatico non è un’impresa facile, richiede molta pazienza, appostamenti nei luoghi giusti e saper cogliere il giusto attimo. Ma c’è qualche fotografo naturalista che questa pazienza non ce l’ha (e non sembra purtroppo un caso isolato) e che per uno scatto migliore non si fa scrupolo di utilizzare un’esca viva per attirare il “modello”. Tutto lo sdegno della sezione monzese dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali) per quanto si è verificato nel Parco Agricolo Nord Est di Ornago.
Si tratta di un’oasi verde che gli amanti della fotografia naturalistica conoscono e apprezzano per la possibilità di immortalare le numerose specie di rapaci che vi dimorano, come civette, allocchi, barbagianni, gufi e poiane.
“Su un tronco – spiegano dall’Enpa – domenica 3 marzo le Guardie ecologiche volontarie hanno notato un topolino vivo, inchiodato per la coda su un tronco, presso una fotocamera pronta per lo scatto. Vicino è stata trovata anche una piccola gabbia, con altri topolini bianchi, destinati anch’essi a fare da esca”.
Le guardie ecologiche volontarie hanno prontamente avvisato dell’accaduto i Carabinieri Forestali, che hanno sequestrato tutto il materiale.
L’Enpa ha poi fatto una sua indagine tra i fotografi naturalisti: “Abbiamo scoperto, con raccapriccio, che questa pratica è comunemente utilizzata, anche se da una piccolissima minoranza. Condanniamo con fermezza questa pratica crudele, che non può essere certo giustificata dal fatto che i topolini utilizzati vengono comunemente venduti nei negozi come cibo vivo per rapaci o rettili e acquistati da chi ha una visione distorta dell’amore per gli animali”