Ha cantato la Milano di un tempo, mettendone in risalto le contraddizioni ma anche gli aspetti più genuini. Nanni Svampa, nato il 28 febbraio 1938, è di sicuro uno dei più grandi interpreti della canzone dialettale meneghina.
Cantante, attore, anche grande cabarettista. Dalla battuta pronta ma, soprattutto, bravo a leggere quella quotidianità che porterà sempre sul palco nei suoi spettacoli.
Lui scopre subito cos’è la vita e quali sono le sue difficoltà. Nasce in un quartiere popolare, case di ringhiera, quelle piccole comunità dove si sa tutto di tutti e dove viene spontaneo darsi reciprocamente una mano. Poi, ancora bambino, a causa della Guerra Mondiale, finirà tra gli sfollati nel varesotto.
Tutti gli pronosticano una grande carriera, ma nessuno pensa a quella artistica: il diploma al liceo scientifico, poi la laurea alla Bocconi. Sarà il militare a segnare la svolta e a farlo avvicinare allo spettacolo: un anno in cui, senza la quotidianità del lavoro, studierà il cantautore francese Georges Brassens.
Proprio frequentando il mondo musicale milanese si imbatte in Lino Patruno, jazzista di professione. Con lui darà vita a “I Gufi”, quartetto completato da Gianni Magni e Roberto Brivio. Il gruppo si scioglierà cinque anni più tardi. Eccezionalmente si rivedono insieme nel 1981 per un programma televisivo, ma concluse le puntate finisce anche la loro avventura.
Nanni Svampa, naturalmente, non sparisce di scena. Da solo, o in coppia ancora con Patruno, sarà in giro con le sue canzoni e i suoi spettacoli: testimone di una Milano ormai scomparsa e di una società che cambia.