I bambini di tantissimi Paesi del mondo li hanno avuti tra le mani per giocare e per dare sfogo alla loro fantasia. E, a dispetto dell’elettronica che avanza, ancora oggi sono un ” must” tra i più piccoli. Ci riferiamo ai mattoncini Lego, nati ufficialmente il 28 gennaio 1958.
La produzione, in realtà, era iniziata nel 1949, ma soltanto nel 1958 i mattoncini assumno la forma definitiva con cui li conosciamo ancora oggi. Idea tutta danese, figlia della mente del falegname Ole Kirk Kritiansen. Molto semplice anche l’idea del nome: è la contrazione dell’espressione danese “Leg godt”, ovvero “gioca bene”.
A dare vita a questi mattoncini – come spesso avviene per le idee migliori – è la necessità. Aguzza l’ingegno, appunto. E Kristiansen, dopo l’incendio fortuito della sua falegnameria ha bisogno di costruire rapidamente la sua nuova bottega. Per farlo pensa a un sistema di miniature da assemblare. Non arriva subito a pensare che quello può rappresentare il successo della sua attività commerciale. Si butta sì nel mondo dei giocattoli, ma con alterna fortuna. Non tanto per le sue idee, che possono anche essere apprezzabili, ma soprattutto perché non c’è molta ricchezza dove vive: e in cambio dei prodotti che costruisce viene pagato con il cibo.
Pensa di poter fare il salto di qualità con l’introduzione della plastica, ma all’inizio questa non è ben vista dal mercato. Spesso i giochi componibili che lui crea gli vengono restituiti. La perseveranza, però, non gli manca: e nel 1958 ecco i mattoncini che tutti conosciamo.
Stavolta il pubblico risponde bene. Purtroppo il suo ideatore non ne godrà i benefici: Kristiansen muore e l’azienda di famiglia passa nelle mani del figlio. A lui il compito di introdurre altre piccole novità, come un materiale meno tossico, altri elementi componibili. Nel 1966, quando mette in produzione anche il treno, l’azienda raggiunge finalmente una dimensione internazionale. Tanto basta per dare vita due anni dopo al Parco Legoland tutto realizzato interamente in mattoncini: 625 mila visitatori solo il primo anno. Contribuirà alla fama dell’azienda che, quell’anno, venderà più di 18 milioni di confezioni.
Il business non si ferma più. Anche grazie alle intuizioni dell’azienda, capace di rivolgersi anche a un pubblico femminile, a uno più giovane (con la liena Duplo) e, negli anni, di stare sempre al passo con i tempi pensando di volta in volta al mondo dei trasporti, a quello degli animali, ai prodotti educativi, all’introduzione di parti elettriche.
Non sono mancati momenti di difficoltà: nel 2003 un deficit di 188 milioni di dollari fa traballare l’azienda e porta agli esuberi aziendali con mille persone lasciate a casa. Si riparte rimboccandosi le maniche, nuove strategie commerciali, nuovi accordi anche con aziende leader nei vari mercati nazionali. Perché il Lego, nonostante tutto, suscita curiosità e scatena sempre la fantasia.