SEREGNO – Con la conclusione del 2018 ha tirato le somme anche lui. Il sindaco Alberto Rossi riguarda i sei mesi trascorsi sulla poltrona più importante del Comune, a partire da quella vittoria elettorale nel mese di giugno, che ha riportato il centrosinistra al governo cittadino dopo le ben note vicende giudiziarie che avevano travolto l’amministrazione guidata dall’ex sindaco Edoardo Mazza. Una chiacchierata a cuore aperto per raccontare ciò che ha trovato, cosa lo ha impegnato di più e quali sono le prospettive per Seregno.
Tempo di bilanci e di numeri. Citiamone uno: che voto si assegna per questi primi mesi?
“Nessuno. Preferisco che siano i cittadini a giudicarmi. Io dico che sono soddisfatto del lavoro svolto. Sono stati mesi molto impegnativi. Ho ereditato una situazione difficile, mi sono ritrovato una responsabilità importante”.
Qual è stata la sua ricetta per uscirne al meglio?
“Lavorare, prima di tutto. Se passate davanti al municipio alle 21, non è raro vedere accesa la luce del mio ufficio. Ci sono tanti temi sul tavolo, non solo amministrativi. Quelli, anzi, il giorno in cui sono arrivato erano marginali. Prima di tutto bisognava oliare e alimentare con nuovo carburante la macchina amministrativa. E poi i cittadini attendevano risposte concrete. Ho introdotto il ricevimento senza appuntamento, finora ho incontrato più di 300 persone diverse”.
E il municipio ora funziona nel modo giusto?
“Qui abbiamo altissime professionalità. Alcune fanno da traino, altre hanno bisogno di essere stimolate. Una cosa, però, mi ha fatto piacere: dopo l’elezione ho convocato tutti i dipendenti a ‘L’Auditorium’. Senza i responsabili. Li ho visti arrabbiati, in cerca di riscatto. Questo mi ha dato subito fiducia, mi fa ben sperare, perché so benissimo che il sindaco da solo non può fare tutto. Spero che il 2019 sia l’anno che riporta la normalità”.
Il rapporto con i cittadini come lo giudica?
“Molto buono, non solo con i singoli. Ogni fine settimana ho dedicato tempo alle associazioni. Il commissario straordinario, sostiene che a reggere la città sia stata la ricchezza del tessuto sociale. Ha colto nel segno. Il modo migliore per ricambiare questo impegno e questa ricchezza umana è quello di fare sentire la mia vicinanza”.
Parliamo di temi amministrativi, qual è stato in questi mesi quello più impegnativo?
“Senza dubbio i temi sovracomunali. L’azzonamento delle Asst ha assorbito molto tempo. Oggi l’attenzione è anche per il trasporto ferroviario. Se invece guardo in ‘casa mia’, dico l’attività di pianificazione delle manutenzioni”.
Qualche esempio?
“Banalmente: la segnaletica orizzontale non veniva affrontata da anni. Per sistemare strade e marciapiedi abbiamo stanziato 1 milione di euro rispetto ai 400 mila euro precedenti. In un colpo solo 28 strade. E poi le scuole, le palestre, i parchi… la città ha bisogno di manutenzione. Se è meno degradata diventa anche più sicura. Sarà la sfida del prossimo anno, da condurre ascoltando la voce dei quartieri. Inoltre vogliamo anche lanciare segnali rispetto agli ‘ultimi’, per esempio con l’aumento della no tax area per l’aliquota Irpef”.
Intanto ha già lanciato un segnale ai giovani.
“Durante l’estate sono andato nelle piazze dei ‘fracassoni’. Dialogando, un ragazzo mi ha lasciato il cellulare. Quando ho provato a chiamarlo, è venuto con un amico. Quando l’ho chiamato una seconda volta, sono arrivati qui in ventidue. Il sindaco è uno di loro. Se facciamo rete, possiamo solo fare del bene a Seregno”.
Non va altrettanto bene con il Consiglio comunale.
“La minoranza è stata capace di momenti di dialogo. Però questi momenti sono stati rari. Molto più frequenti i tentativi di fare ostruzionismo o un inutile teatro”.
Bacchetta magica in mano per l’arrivo dell’anno nuovo. Come la utilizziamo?
“La userei come acceleratore lineare e come moltiplicatore di zeri. Vorrei velocizzare i tempi della burocrazia e ingrossare le casse del Comune in vista di tutti gli investimenti che non possiamo rimandare. Però, soprattutto, la utilizzerei per le persone che ho incontrato. Anche se sono stato seregnese dai 2 ai 26 anni e qui sono diventato uomo, vedo che nella ricca Brianza ci sono situazioni di bisogno. Notarle e non potere agire, credetemi, per un sindaco è la cosa peggiore”.
Gualfrido Galimberti