La sua fortuna è stato il suo insuccesso: una volta scoperto come agente dei servizi segreti, diventerà uno degli autori di romanzi di spionaggio più letti di tutti i tempi. David John Moore Cornwell, per tutti John Le Carré, con l’arrivo di domani, venerdì 19 ottobre, spegne la bellezza di 87 candeline.
La vita talvolta è buffa e riserva molte sorprese. Per lui, di certo, quella della professione. Laureato in letteratura tedesca, ha un’idea in mente: l’insegnamento. Inizia la sua attività in una delle scuole più prestigiose del Regno Unito: l’Eton College. Ma durerà soltanto due anni: nel 1959, infatti, finisce al Foreign Office come funzionario. Non sarà un ruolo definitivo, non sarebbe da lui: vista la perfetta conoscenza della lingua tedesca viene inviato nell’ambasciata del Regno Unito a Bonn e, sucessivamente, al consolato di Amburgo. Lì viene “adescato” e reclutato dall’MI6, ovvero dal Secret Intelligence Service del Regno Unito.
Pur nella nuova veste non dimentica la sua formazione letteraria. Scrive il suo primo romanzo, “Chiamata per il morto”, nel 1961. Riscuote un ottimo successo e, soprattutto, gli dà soddisfazione. In quel momento per lui è più importante del denaro che potrà incassare.
Si ricorderà di questo suo piacere e di questa vocazione un paio d’anni più tardi quando l’ex collega Kim Philby, anche lui agente segreto che passa tuttavia al servizio del Kgb, rivela l’identità di molti uomini dell’intelligence britannica. Compresa la sua.
Lascerà l’incarico e si dedicherà alla scrittura. Non a caso nel 1974 darà alle stampe il romanzo “La talpa” (l’ottavo della sua lunga carriera), parlando proprio di un agente doppiogiochista al servizio del Kgb e della riorganizzazione dei servizi segreti britannici, sottofondo della storia di inchiesta per rintracciare l’infiltrato Gerald.
Nulla da dire, quello è il suo mondo. O, almeno, quando lo era lo aveva conosciuto davvero bene. Tutti i suoi romanzi, o quasi, saranno di spionaggio e saranno ambientati nel periodo della Guerra Fredda. Luoghi e fatti reali, citati a menadito, che lo trasformano quasi nell’antagonista di Ian Fleming e del suo James Bond.
Affascinanti, capaci di descrivere minuziosamente la realtà anche nei suoi intrecci politici e nei giochi di potere, come si può facilmente immaginare i romanzi di Le Carré diventano terreno fertile anche per il mondo del cinema. Il primo libro a finire sul grande schermo è “La spia che venne dal freddo” con Richard Burton. L’ultimo? E’ ancora presto per dirlo. Nel 2018, a 87 anni, lo scrittore inglese ha fatto uscire in tutte le librerie il romanzo “Un passato da spia”. C’è da scommettere che diventerà una storia appassionante anche per chi, seduto su una poltrona, stringe in mano il secchiello di pop corn.