PADERNO D’ADDA – La chiusura del ponte San Michele? Certamente un atto dovuto per questioni di sicurezza, e su queste non si scherza. Ma c’è chi ha stimato anche la portata delle conseguenze per i cittadini: saranno 50 mila quelli che, quotidianamente, vivranno una situazione di disagio.
Tante. Tantissime. Secondo le stime, infatti, il passaggio dalla provincia lecchese e quella bergamasca, tra Paderno d’Adda e Calusco d’Adda, era effettuato grazie al ponte da circa 30 mila automobili e da circa 24 mila cittadini che si spostavano invece servendosi del servizio ferroviario lungo la Milano-Monza-Carnate-Bergamo.
La Provincia di Bergamo, attraverso il vicepresidente Pasquale Gandolfi (che ha anche la delega alla Viabilità), ha chiesto a Reti Ferroviarie Italiane di valutare ipotesi alternative alla chiusura totale del ponte per evitare notevoli disagi. Rfi, del resto, dopo la chiusura improvvisa aveva subito spiegato quali lavori ritiene necessari. E, oltre alla spesa di 21 milioni di euro, sono balzati all’occhio i due anni di stop. Per una causa sicuramente giusta ma, per 50 mila persone, un po’ difficili da digerire.