E’ il lenzuolo che ha fatto discutere di più nella storia dell’umanità. La Sacra Sindone, arrivata definitivamente a Torino il 15 settembre 1578, continua a dividere. Da una parte i credenti, da una parte gli scettici. Accanto agli uni e agli altri il mondo della scienza che, indipendentemente dall’esistenza di Gesù Cristo, si confrontano sull’origine di questo telo.
Partiamo dal dato più certo: l’arrivo a Torino. Si tratta di motivi politici, visto che Margherita di Charny se ne appropria durante la guerra tra la Borgogna e la Francia. Negli anni si rifiuterà di restituirla e, al contrario, la porterà in giro in Europa. Per porre fine al conflitto tra lei e la Chiesa, se ne sbarazza definitivamente nel 1453 vendendola ai duchi di Savoia. Questi edificano nella capitale Chambéry, nel 1502, una cappella per custodirla. Poi nel 1562 avviene il trasferimento della capitale del ducato a Torino. E pochi anni dopo, nel 1578, anche la Sindone arriva in città.
L’occasione è offerta da un gesto di riguardo nei confronti di San Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, che vuole sciogliere il voto fatto anni prima in occasione della peste che ha flagellato l’attuale capoluogo lombardo: ovvero recarsi a piedi fino alla Sindone al cessare dell’epidemia. L’Arcivescovo è di parola, i Savoia sono dei galantuomini: per rendergli più facile il cammino la spostano a Torino. Si tratta di una camminata di cinque giorni, la Sindone poi resterà lì per sempre.
Sarà trasferita provvisoriamente soltanto due volte nella storia: a Genova durante l’assedio francese di Torino nel 1706 e in Campania, nel santuario di Montevergine, dal 1939 al 1946.
Ad accendere l’interesse dell’opinione pubblica e della comunità scientifica, tuttavia, è un episodio tutto sommato piuttosto banale del 1898: la decisione dell’avvocato torinese Secondo Pia di fotografare quel lenzuolo. Il risultato è sbalorditivo: l’immagine della persona raffigurata, nello sviluppo del negativo, appare in positivo. In sostanza è già di per sé un negativo. Si sussuegono accertamenti, si mette anche in dubbio il lavoro fotografico dell’avvocato accusando di avere alterato il risultato.
Per farla breve, nel 1931 la Sindone viene nuovamente fotografata. Nuova tecnologia, testimoni presenti durante tutte le operazioni. Il risultato è identico a quello ottenuto 33 anni prima. Non ci sarà più molto tempo per approfondire il discorso nell’immediato. Presto scoppierà la guerra. Il lenzuolo viene ripreso in mano dagli scienziati soltanto nel 1959 con la fondazione del Centro internazionale di sindologia.
Nuovi dubbi sorgono nel 1988 quando viene sottoposta all’esame del Carbonio 14. Secondo l’équipe scientifica la sua origine si può datare tra il 1260 e il 1390. Anche in questo caso, tuttavia, l’esito dello studio viene messo in dubbio da altri esperti. Nessuno, al di là della datazione, riesce tuttora a spiegare come sia stata impressa quell’immagine di un uomo con barba e capelli. Discussioni sul fatto che analisi apporofondite riscontrino la presenza di pigmenti o di sangue. Dibattito anche sulla postura, sui segni in testa (la corona di spine?), sul tipo di lenzuolo.
A tutto questo, però, bisogna aggiungere ciò che pensa la gente. Qui è molto più facile arrivare a una conclusione: nononstante i tanti dubbi, le polemiche e gli studi scientifici, quando la Sindone viene esposta dal 10 aprile al 23 maggio del 2010, sono più di 1 milione 700 mila i fedeli e i curiosi che si metteranno in fila per vederla. Pensatela come preferite, ma di certo non è un lenzuolo come tanti.
Gualfrido Galimberti